La plagiocefalia posizionale non si rivela necessariamente immediatamente dopo il parto: il bambino nasce con la testa visibilmente perfetta, ma può manifestare i sintomi in seguito, a distanza di qualche settimana o, addirittura, di qualche mese, come conseguenza delle forze intrinsecamente presenti a livello della teca cranica; siccome le ossa neonatali sono sufficientemente elastiche da poter riprendere una forma più o meno sferica, in caso di alterazioni non troppo gravi, i movimenti spontanei del bambino sono in grado di riassettare l’equilibrio della teca cranica.
Nel caso in cui sia presente una plagiocefalia sinostotica, con la crescita, la fusione delle fontanelle e delle suture craniche (sinostosizzazione) ed il processo di ossificazione del tessuto osseo membranoso, la consistenza ossea cambia, assumendo la resistenza meccanica ed una forma definitiva, creando uno squilibrio che può mantenersi anche nell’adulto: la sinostosi del cranio comporta una chiusura prematura, da un solo lato della linea mediana, della sutura coronale (plagiocefalia anteriore) e/o della sutura lambdoidea (plagiocefalia posteriore), con conseguente cranio torto, allungato, oblungo ed ovalare.
Segno distintivo è l’asimmetria delle due metà del cranio, constatabile soprattutto nella norma verticale, ma anche nelle altre norme: l’evenienza più frequente è la plagiocefalia incrociata, per la quale una metà dell’osso frontale è sita a un livello più arretrato dell’altra metà, mentre accade l’opposto per l’osso occipitale.
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