Diminutivo di fontana, derivato dalla locuzione latina “aquam fontana” (→ acqua di fonte), che a sua volta discende del latino fontis (→ sorgente): il termine viene utilizzato per descrivere delle piccole aree membranacee interposte tra le ossa del cranio neonatale in via di sviluppo che, a differenza di quelle dell’adulto, non hanno subito il processo di sinostosizzazione (fisiologica), volto a formare suture complete; se si “pungono” queste aree, si può provocare la fuoriuscita di un un liquido trasparente ed incolore, il liquor, facendo rassomigliare queste aree ad una “piccola sorgente” di “acqua”, cioè ad una fontanella. Saltuariamente, è possibile osservarla la presenza di una pulsazione superficiale, soprattutto a livello della fontanella sita nella parte anteriore della calvaria neonatale: anche se non si conosce la causa precisa di questo fenomeno, si ritiene che il fenomeno debba essere collegato alla pulsazione cardiaca e risulti particolarmente evidente durante il pianto e in caso di febbre.
Le fontanelle, pertanto non sono spazi ossificati, ma spazi ricoperti da membrane soffici al tatto, situate nei punti di convergenza di almeno tre ossa del neurocranio, ovvero localizzate nei punti di intersezione fra almeno due diverse suture craniche: si trovano, pertanto, nelle aree dove si formeranno le suture, attraverso un processo di coalescenza; la loro presenza al momento del parto e nei primissimi mesi di vita è fondamentale, in quanto donano alla teca cranica la plasmabilità necessaria a subire le forze compressive presenti nel travaglio o gli assestamenti ossei conseguenti (a tal proposito si veda l’articolo: le distorsioni craniche ed il cranio-sacral repatterning®).
Le fontanelle garantiscono al cranio quella capacità di deformazione che serve ad agevolare il passaggio della testa del neonato attraverso il canale del parto, in quanto, senza di esse, la testa sarebbe una struttura più rigida e ciò complicherebbe non poco l’attraversamento di un condotto ristretto come la vagina. Nei primissimi mesi di vita, le fontanelle forniscono al neurocranio l’indispensabile capacità di adattamento necessaria a non ostacolare il corretto sviluppo e accrescimento dell’encefalo: senza le fontanelle, il neurocranio di un bambino ai primi mesi di vita sarebbe una struttura incapace di permettere agli organi encefalici (soprattutto al cervello ed al cervelletto) il corretto spazio di crescita. Per comprendere meglio l’importanza della deformabilità, della malleabilità e della adattabilità conferite al neurocranio dalle fontanelle, si può immaginare gli effetti causati da un contenitore rigido su un pallone in via di espansione rispetto a quelli che (non) si verificano quando il recipiente che lo contiene è modellabile.
La calotta cranica è formata da cinque ossa piatte in crescita e sei aree di giunzione in cui queste si incontrano in cui sono presenti delle “zone molli” chiamate, appunto, fontanelle: queste ossa sono costituite da due zone di ossificazione, site anteriormente, che genereranno l’osso frontale per fusione mediana, lungo la sutura metopica; due ossa parietali che si affrontano medialmente lungo quella che sarà la sutura sagittale; un osso occipitale, posteriore, che si insinua fra le due ossa parietali, con una forma che ricorda la lettera greca lambda, creando la sutura lambdoidea. Essendo ossa dermali, nel neonato risultano ancora costituite da tessuto fibroso e, pertanto, sono flessibili permettendo alla nascita una deformazione del cranio e, successivamente, il graduale aumento della sua circonferenza sotto la spinta fisiologica della crescita dell’encefalo e delle strutture ad esso associate: il processo adattativo si esaurisce progressivamente durante l’espansione della teca cranica, quando si formano le suture e si ossificano le fontanelle stesse, generalmente fra due tre/mesi dal parto fino ai dodici/diciotto mesi di vita.
Delle sei fontanelle, due, impari, sono localizzate lungo la linea mediana del cranio:
→ fontanella anteriore: di forma romboidale o di losanga di due/tre centimetri, morfologicamente simile a un diamante, localizzata a livello del bregma (e per questo detta fontanella bregmatica), è la più ampia fra le fontanelle e la più tardiva, nel chiudersi, completando il processo di ossificazione verso i diciotto mesi, anche se talvolta la fontanella può rimanere beante fin verso i due anni di età.
→ fontanella posteriore: grossolanamente triangolare, larga circa mezzo centimetro, è sita nel lambda (e per questo detta fontanella lamdboidea), si salda entro i primi due o tre mesi di vita.
→ fontanella sfenoidale: pari e simmetrica, è localizzata bilateralmente a livello dello pterion, in corrispondenza della grande ala dello sfenoide, ove questa si articola con l’osso parietale, l’osso temporale e l’osso frontale; è la fontanella localizzata nel punto in cui intersecano la sutura squamosa con la sutura sfeno-squamosa e la sutura sfeno-frontale: viene chiamata anche fontanella pterica o antero-laterale. Nei soggetti sani, le fontanelle sfenoidali vanno incontro a ossificazione attorno al sesto mese di vita.
→ fontanelle mastoidea: pari e simmetrica, è localizzata bilateralmente a livello dell’asterion, tra l’osso temporale, l’osso occipitale e l’osso parietale; è la fontanella localizzata tra la sutura lambdoidea, la sutura parieto-mastoidea e la sutura occipito-mastoidea: viene chiamata anche fontanella asterica o postero-laterale. Nei soggetti sani, le fontanelle mastoidee si chiudono tra il sesto ed il diciottesimo mese di vita.
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