Che cos’è il cranio, se non una teca? … e a cosa serve una teca?
La parola serve a descrivere uno scrigno, un deposito sicuro dove deporre qualcosa di prezioso … e cosa c’è di più indispensabile e d’inestimabile valore, per l’uomo, dei tessuti nervosi che hanno il compito di coordinare e regolare le attività quotidiane che ci permettono di entrare in relazione con noi stessi ed il mondo che ci circonda? Che cosa è così fondamentale e irrinunciabile se non ciò che ci consente, in parole semplici, di vivere?
Una piccola scatola che contiene l’encefalo, sede della nostra capacità di percepire, sentire e provare emozioni, che ci induce a porci delle domande, a creare associazioni, imparare, ad agire: un prezioso astuccio, che deve assolvere il compito di proteggere il contenuto ma che, allo stesso tempo, deve ridurre la possibilità che si creino compressioni su ciò che accoglie, permettendone il funzionamento e lo sviluppo.
La natura, “conscia” della fragilità del “neo nato” nei confronti dei possibili insulti cui può essere sottoposto, nel momento in cui il feto si appresta ad entrare nella vita extra-uterina, si trova a dover rispondere a queste esigenze: ben prima che giunga il parto, l’organismo del nascituro comincia a consolidare lo scheletro che dovrà sostenerlo, almeno parzialmente, e a forgiare piastre ossee che rafforzino il capo, delicato e vulnerabile, dentro cui si sta sviluppando la mente del futuro bambino. Allo stesso tempo deve garantire la possibilità che questa piccola “custodia” sia sufficientemente malleabile ed adattabile, financo versatile ed arrendevole, da adeguarsi allo stretto varco che il corpo del neonato deve attraversare per entrare nella vita autonoma.
L’insieme delle strutture ossee e delle componenti meningee che formano la teca cranica assolve questo ruolo poiché è costituita da elementi ossei che galleggiano su un substrato connettivale, interconnessi fra loro per mezzo di articolazioni: il “complesso craniale” si comporta come un “sistema cinematico chiuso” (cioè un insieme di “ingranaggi” che si condizionano reciprocamente, detto catena cinematica), ripartendo le tensioni nel tentativo di trovare un equilibrio; questa “soluzione” garantisce, soprattutto nelle ultime fasi dello sviluppo fetale e nei primi momenti della vita extrauterina, quell’insieme di resilienza e tensegrità che conferisce al cranio dell’infante adattabilità e resistenza, protezione e sostegno, duttilità e plasticità.
Oltre alla versatilità strutturale, la tempistica e le caratteristiche dell’ossificazione del cranio fetale e neonatale rappresentano una peculiarità che facilità questa malleabilità, importantissima per permettere un parto agevole: durante la gestazione, il tessuto osseo è l’ultimo a differenziarsi ed accrescersi, proseguendo in questo processo dopo il parto, fino alla maturità biologica dell’individuo (indicativamente fra i 21 ed i 28 anni).
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